La nozione di ‘patrimonio musicale’ e di ‘beni musicali immateriali’ sfugge a una definizione condivisa e consolidata.
Questa difficoltà scaturisce da due circostanze concomitanti.
Per prima, la natura anfibia del “bene musicale”:
Il “bene musicale” ha quindi doppia natura di entità materiale e immateriale.
La seconda difficoltà consiste nella nozione storica di ‘bene culturale’, da sempre inteso come oggetto materiale da tutelare, conservare, musealizzare e valorizzare; una nozione consolidata da tempo e formalizzata in normative internazionali, in dispositivi legislativi e amministrativi che governano le istituzioni alle quali il patrimonio culturale, così inteso, è affidato.
Va infine ricordata un’altra criticità: anche il “bene musicale” come oggetto materiale non gode di una definizione autonoma ma è inteso come sottocategoria della tipologia di livello superiore: lo spartito è un bene librario, il bozzetto di scena è un disegno, eccetera; l’aggettivo ‘musicale’ non determina un’autonomia di questi oggetti rispetto alle tipologie di riferimento, sebbene sia a tutti noto che il trattamento biblioteconomico e catalografico di tali materiali richiede competenze specifiche, di solito non possedute da chi non abbia svolto un curriculum formativo specifico.
Stabilire ambiti e limiti di dette definizioni apre scenari complessi e fondamentali per riqualificare e formare nuove figure professionali in grado di spendere questo patrimonio.
Interverranno: